..."Questa società è oscena nel senso che produce ed espone senza decenza una soffocante quantità di merci, mentre priva le sue vittime all'estero del necessario per vivere; è oscena nel senso che si rimpinza e riempie sino all'orlo i suoi bidoni di rifiuti mentre avvelena e brucia gli scarsi alimenti dei campi nei quali porta la sua aggressione; è oscena nelle parole e nei sorrisi dei suoi uomini politici e dei suoi divi; nelle sue preghiere, nella sua ignoranza, e nella saggezza dei suoi pseudointellettuali.
L'oscenità è un concetto morale che appartiene all'arsenale verbale dell'establishment, il quale ne tradisce il significato nel mentre lo usa, in quanto lo applica non alle espressioni della sua propria moralità, ma di quella altrui. Oscena non è la foto di una donna nuda che mostra il pelo del pube, bensì quella di un generale vestito di tutto punto che sfoggia le medaglie della campagna del Vietnam; osceno non è il rituale degli hippies, ma l'alto dignitario della chiesa il quale dichiara che la guerra è necessaria per mantenere la pace"....
Herbert Marcuse
da:"Saggio sulla liberazione" 1969
Volendo definire un termine o parola che sia; penso sia giusto partire dal suo significato primario, estrapolandola dalla trasformazione che subisce la sua essenza nel tempo. Tale sofisticazione avviene con tempi e modalità figlie dell'epoca stessa; sia per la velocità dell'informazione, che tende a far assumere ad una unica parola diversi significati, sia per le condizioni sociali e culturali in cui viene usato il termine stesso.
Partendo da tale presupposto un tipico esempio di sofisticazione linguistica potrebbe essere quello subito dalla parola: "OSCENO".
Interessante, nonchè curioso è il tragitto che tale termine ha compiuto attraverso i tempi e le generazioni; proviene dal Latino con un suo preciso significato: "di cattivo augurio" e poi man mano ha rotolato tra gli anni e le genti, che ne hanno calpestato il contenuto fino al suo completo mutamento.
Leggendo l'attuale definizione scopriamo che oggi OSCENO è: "ciò che secondo il comune sentimento offende il pudore". Notiamo, quindi come per definire un termine già vago di per se vengano usati tre termini altrettanto incerti. Stimato che osceno è incommensurabile linguisticamente, tenteremo di porre l'accento quantificando anche visivamente tale concetto.
Prendendo in considerazione la fase produttiva dell'attuale sociètà scopriamo degli aspetti quanto meno anomali; spesso si opera e si investe su produzioni che favoriscono i beni superflui mentre di contrasto si trascurano le lavorazioni dei beni di necessario consumo.
Molto più grave è la considerazione in cui viene tenuto l'artefice ultimo di tale ciclo: l'uomo. Non è raro il caso in cui per favorire l'intensa produttività si trascurino le esigenze necessarie di chi in effetti produce.
I luoghi di lavoro troppo spesso inadeguati o totalmente insalubri, favoriscono il causarsi di incidenti, di malattie che minano la salute (diritto inalienabile di ogni individuo).
Un'accusa precisa dovrebbe essere rivolta alla commercializzazione degli animali cosiddetti "da pelliccia"; uccidere per produrre un bene così voluttuario è sacrificare ignari animali sull'ara del profitto e dell'inutilità.
E' osceno tutto cio?
Ovvero:" secondo il comune sentimento offende il pudore?
A quanto sembra, vista l'odierna situazione, l'offesa non rientrerebbe nel "COMUNE" sentimento.
Quanto sopra scritto è solo un'umile constatazione. Senza dubbio è più ampio lo spettro in cui notare le incongruenze della fase produttiva.
"Mie riflessioni del 1978"
Non ho cambiato nemmeno una virgola dello scritto che ho ritrovato sul fondo di un mio cassetto.
"Mie riflessioni del 2010"